Partecipazione attiva e sostenibilità, percorsi da Bologna

Il 25 marzo 2011, European Alternatives ha organizzato un incontro all’Atelier Urban Center di Bologna per discutere di sostenibilità ambientale, incontrando i soggetti che in questa città lavorano per progettare e creare alternative nella produzione energetica, nella produzione agricola, nel consumo alimentare, nei mezzi di trasporti urbani e nel riutilizzo dei materiali.
Anastasia Scotto collabora con Last Minute Market, una società nata all’interno della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna con l’intento di recuperare le derrate alimentari che nei supermercati vengono scartate o gettate. “Last Minute Market riesce ogni anno a raccogliere 170 tonnellate di cibo che può essere ancora consumato. Si parla di un valore di circa 650 000 Euro. Questi alimenti vengono poi donati a gruppi e associazioni che operano nel sociale.”. Anche a livello europeo la questione viene dibattuta; al Parlamento Europeo è stato infatti firmato un documento che dichiara il 2013 Anno Europeo contro lo Spreco.

La sostenibilità ambientale può essere trattata e valorizzata anche da un punto di vista artistico. Secondo Ilenia Gamberini, rappresentante dell’associazione La Pillola, “l’arte è un ottimo mezzo per comunicare la lotta allo spreco. Attraverso l’utilizzo di materiali di recupero organizziamo esposizioni, come École del Rusco,una manifestazione artistica con una base espressamente rivolta alla sostenibilità e all’ottimizzazione delle risorse. Dal 2005 i suoi obiettivi principali sono la sensibilizzazione e l’educazione della cittadinanza rispetto a questi concetti. Lo strumento per ottenere questi risultati è da sempre l’arte, considerata come linguaggio universale in grado di raggiungere le più diverse soggettività”. In questo ambito lo sforzo è quello di coinvolgere anche attori istituzionali e commerciali, in modo da ottenere una proposta che, sotto la veste artistica, raccolga un impegno il più ampio possibile.

La lotta allo spreco passa anche attraverso un miglior sfruttamento del territorio. In seguito al fenomeno di urbanizzazione, presente su scala globale, si assiste ad una forte riduzione del terreno coltivabile. Biodivercity è un’associazione che si pone l’obiettivo di fornire soluzioni ecocompatibili per quanto riguarda la produzione agricola. Secondo Stefano Draghetti “l’agricivismo rappresenta un’ottima risposta alle minacce che l’urbanismo esasperato arreca alla salute e alla sicurezza alimentare. Si tratta di un processo di riappropriazione di porzioni dello spazio urbano che vengono coltivate dalla cittadinanza. L’orticultura urbana, oltre ad avere una funzione sociale di riaggregazione degli individui, svolge anche un ruolo economico poiché rappresenta una soluzione produttiva efficiente.”. Biodivercity svolge molti progetti in Italia e all’estero, tra cui Orti senza Terra, un sistema di coltivazione idroponica, ideato per territori molto aridi e soggetti a siccità, che può essere costruito con materiali di scarto, o come l’installazione di orti verticali, concepiti per l’ambiente urbano, in cui è cronica l’assenza di spazio orizzontale. La manifestazione Orto in Piazza, che avrà luogo anche a Bologna nell’ambito del Transeuropa Festival nel mese di maggio, mira a diffondere la cultura dello sfruttamento ecologico dello spazio urbano; sempre Draghetti sostiene che “produrre frutta e verdura in città, oltre a garantire una migliore qualità del prodotto, elimina i costi di trasporto della merce e di conseguenza aiuta a ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.”.

La ricerca di soluzione autonome all’interno del sistema contemporaneo di produzione e consumo investe direttamente la questione energetica. “Entro il 2020, per ogni Stato Membro, l’UE ha fissato al 17% la soglia minima di produzione di energia derivante da fonti rinnovabili. Per cui soluzioni come quella del nucleare, argomento all’ordine del giorno, risultano totalmente paradossali.”. Lorenzo Cardinali rappresenta il Consorzio Sociale Solare, un’insieme di cooperative che hanno lo scopo di coniugare alla diffusione dell’energia solare azioni solidarietà. “Quando andiamo ad installare pannelli solari coinvolgiamo nella manodopera persone appartenenti alle fasce deboli della società, le quali sarebbero svantaggiate in ambienti di lavoro classici”. Il CSS opera sul mercato proponendo prezzi inferiori e garantisce allo stesso tempo alti standard di qualità. Inoltre, il ricavato dall’installazione degli impianti fotovoltaici, e dalle varie attività del consorzio, è completamente reinvestito nelle cooperative Onlus aderenti, per il finanziamento di attività di natura prettamente sociale e senza scopo di lucro.

Infine Lorenzo Alberghini ha illustrato il Progetto Bi-Bo, ovvero un risciò che sfrutta un pannello solare posto sul suo tettuccio il quale a sua volta alimenta un motore elettrico che assiste la pedalata del conducente. Si tratta quindi di un mezzo urbano a impatto zero in grado di dimostrare che esistono soluzioni alternative, economiche, semplici, ecologiche e innovative al problema della mobilità. Dei volontari si offrono di fornire passaggi gratuiti nel centro storico di Bologna. Secondo Alberghini “Bi-Bo è la dimostrazione reale e pratica di come si possano risolvere semplicemente alcuni problemi della città: un mezzo di trasporto pubblico pulito, veloce e silenzioso, che potrebbe cambiare totalmente l’atmosfera, in tutti i sensi, della nostra città.”.

Giulio Marseglia